La voce è uno strumento meraviglioso, non solo per attori professionisti. Tono, volume e frequenza della voce fanno parte della comunicazione paraverbale, che giunge direttamente all’inconscio bypassando la nostra parte razionale: un mezzo straordinario per trasmettere sensazioni. Ne siete convinti e consapevoli?
Sperimentate con un doppio esercizio.
- Prendete un film e eliminate il volume, cercando di comprendere non l’intera storia, ma le sensazioni, gli stati d’animo dei personaggi. È quasi impossibile, vero?
- E ora, andando avanti nel film, aggiungete il volume, ma in lingua straniera, possibilmente scegliendo una lingua che non conoscete per nulla. Ecco, come per magia, pur non conoscendo la lingua, le voci dei personaggi vi trasmettono qualcosa, e diventa possibile comprenderli, anche se non capiamo interamente la storia che li lega.
Se ci riflettete, più o meno è quello che facciamo quando produciamo suoni assurdi parlando ai neonati. Il bimbo risponde automaticamente al sorriso (è davvero un riflesso innato) con una sorta di sorriso, e risponde anche ai nostri balbettii incomprensibili, ma emessi con tono di voce sereno, allegro.
E, sempre esaminando i neonati, si è scoperto che riconoscono la voce della mamma già alla nascita: tono, volume e frequenza.
La voce è dunque uno strumento potente per trasmettere al paziente serenità, incoraggiamento, partecipazione. Ho usato volutamente il termine strumento: la voce va allenata, addestrata, in tutte le sue sfumature. E, in seguito, vedremo come fare.