Esagramma 56. LU – Il viandante

“È uno straniero, e separarsi è la sorte del viandante” – I King

Non è la prima volte che parlo dell’esagramma 56 – Il viandante, né sarà l’ultima: il fascino di questo segno è davvero notevole.

La bellezza del viandante non è nei risultati promessi o raggiungibili: il responso dice “riuscita per piccole cose”: il viandante non prevede grandi successi, trionfi, risultati eclatanti. Al contrario, le linee mobili evidenziano anche difficoltà.

Il fascino del cinquantaseiesimo esagramma è nelle correlazioni che possono essere fatte con altre figure significative: primo tra tutti l’eremita dei tarocchi, poi l’archetipo del viandante nel viaggio dell’eroe. (vedi, a questo proposito, gli articoli Il viandante e Bloccati nel percorso: il viandante).

Il Viandante dell’I Ching fa, ovviamente, riferimento al viaggio: il viaggio dei tempi antichi, solitario, pericoloso. Ci sono altri responsi dell’I Ching che auspicano il viaggio, ma sono viaggi diversi. In alcuni responsi si evidenzia come il successo possa essere raggiunto solo lontano da casa (nemo profeta in patria). C’è poi l’esagramma 20 – La contemplazione, dove si fa riferimento al viaggio “di istruzione”, vedere altri luoghi, apprendere altre culture.

Non cos il viandante: il viandante è un esule. Non viaggia per ottenere il successo, non viaggia per imparare, viaggia perché costretto. La costrizione non è necessariamente esterna, infatti uno dei trigrammi (quello superiore) è il fuoco, e il fuoco non ha dimora.

Il viaggio del viandante è anche profondamente interiore, ma è difficile trovare se stessi essendo viandanti: per la ricerca di se stessi la strada è la meditazione, e il viandante non sa meditare.

Qual è dunque la funzione, lo scopo, del viandante?

Secondo me gli elementi fondamentali, le lezioni da apprendere, sono due.

  • In primo luogo il “lasciar andare”. Il viandante non può portare carichi pesanti, non si lega ad alcun luogo o ad alcuna persona. Quindi lasciar andare il passato, le esperienze, le persone, portando con sé solo l’essenza, ciò che non appesantisce. E in questo il viandante dell’I Ching ha similitudini non solo con l’Eremita, ma anche con Il Matto dei tarocchi.
  • L’altro elemento importante è scoprire la bellezza e l’importanza del viaggio di per sé: non viaggio come tramite per raggiungere una meta, ma viaggio “per la ricerca del fiore azzurro”, quel viaggio raccontato da Novalis. La ricerca del fiore azzurro è la ricerca della perfezione, e il fiore azzurro cresce solo nell’Eden, quindi lì bisogna arrivare per trovarlo. È inevitabile che il fiore non possa essere trovato, ed è simbolico che il romanzo di Novalis (Enrico di Ofterdingen) dedicato alla ricerca del fiore azzurro sia rimasto incompiuto. Il viandante invita quindi a scoprire il fascino del viaggio, senza finalizzarlo al raggiungimento.

Ovviamente, nel leggere l’esagramma come responso ad una domanda, ha fondamentale importanza la domanda stessa, e le eventuali linee mobili, e il responso non può essere considerato “estremamente positivo”, ma imparando le lezioni del viandante si ottiene una notevole crescita interiore.