Ho una malattia, ma sono poco paziente

Le parole sono importanti, anche in ambito salute.

Sei malato o hai una malattia? C’è una bella differenza tra le due espressioni! Perché essere malato è uno stato, fa parte de chi siamo, della nostra identità. Se “sono malato” la malattia, sostanzialmente, mi domina e mi guida. Avere una malattia è un’espressione molto diversa, decisamente preferibile, anche se so bene che la malattia mi accompagnerà negli anni a venire.

Un’altra espressione significativa è il termine “paziente” con cui si definisce chi ha una malattia. Per carità, non voglio cambiare il dizionario della lingua italiana, so bene che paziente è un vocabolo corretto, e lo uso anch’io. Ma, rifletti un attimo, il paziente è, per definizione, colui che ha pazienza, spesso utile, talvolta eccessiva, al punto che al paziente si attribuisce troppo spesso un ruolo assolutamente passivo come di colui che attende, pazientemente, appunto, che i medici e i farmaci elimino la sua malattia.

È stato realizzato molto in ambito sanitario in termini di diagnosi precoce e terapie efficaci, al punto che milioni di persone che hanno una malattia vivono per molti anni e conducono una vita pressoché normale. Siamo milioni: tumori, sclerosi multipla, diabete, cardiopatie… siamo milioni ed è meglio che siamo poco pazienti.

No, non sto invocando né una ribellione ai medici, né il rifiuto di terapie efficaci e tantomeno il metterci a discutere, senza averne le competenze, ciò che riguarda la salute.

Credo, semplicemente, che il paziente abbia grandi benefici dal passare da soggetto passivo a soggetto attivo e proattivo.

Il paziente che cerca il proprio benessere globale attraverso un rapporto positivo con il medico e il terapeuta in genere, che coltiva relazioni umane benefiche, familiari e amicali, che agisce per il proprio bene e impara a gestire esperienze difficili, è un paziente attivo.

Le tecniche per attivarsi ci sono, a partire dalla meditazione o dalla minfulness, a tanti esercizio di crescita personale, a tante modalità di costruzione del proprio benessere.

Io ci credo, l’ho sperimentato, e te lo racconto nel mio libro Quattro passi in galleria - quando non vedi la fine del tunnel, arredalo.

Quattro passi in galleria - Quando non vedi la fine del tunnel, arredalo esiste sia in versione cartacea che come ebook. Potete trovarlo on line

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