La contabilità impossibile: dare e ricevere

È chiaro che, in questo periodo, il mondo del business sembra richiedere le mie attenzioni più della spiritualità: dopo la matematica parliamo di contabilità.

Se pensiamo a due aspetti importanti nella vita del mondo, e di ciascuno di noi, come il dare e il ricevere, e volessimo collocarli tra le energie femminili o tra quelle maschili come potremmo fare? Nell’immaginario collettivo dare è sinonimo di amore incondizionato, materno, quindi femminile. Però l’I Ching, tanto per avere un esempio autorevole, definisce il principio femminile come “il ricevente” poiché, per far nascere ogni cosa, necessita di ricevere l’impulso creativo maschile.

 Se il femminile non è disposto ad accogliere, a ricevere, nulla può essere generato.

 Dare è quindi un valore attivo maschile, laddove ricevere è un’energia passiva femminile? Non so voi, e non è per banali pregiudizi, ma solo scriver questa frase mi fa venire i brividi. Pensiamo un istante alle esperienze quotidiane: conoscete qualcuno che sia capace di ricevere, ma non di dare? Onestamente, io no. Conosco persone egoiste, indipendentemente dal genere, che vorrebbero solo prendere, ma non sanno ricevere.

Perché ricevere significa accogliere, accettare ciò che l’altro, chiunque sia, desidera dare secondo il suo pensiero, modo di essere, tempi e modalità. Chi prende, pretende, non riceve.

 Ed ecco che il bilancio tra dare e ricevere diventa una contabilità impossibile, perché fanno entrambe parte dello stesso sviluppo spirituale dell’individuo, maschio o femmina.

La Kabbalah afferma che la creazione è avvenuta poiché la Luce desiderava dare e necessitava quindi di qualcosa che desiderasse ricevere e, se ben ricordo dai miei studi di catechismo, anche il Vangelo ci invita a diventare coppe ripiene che danno mano a mano che ricevono.

 Dare e ricevere è un flusso continuo, costante, inarrestabile e non può esistere un vero dare senza un vero ricevere. Così, quando pensiamo di aver dato più di quanto abbiamo ricevuto, non serve il bilancino o il quaderno della partita doppia dei ragionieri, ma una revisione del nostro stesso modo di dare, che talvolta diventa imposizione e risponde a lievi imposizioni o manipolazioni, per quanto in buona fede.