Una donna presidente

Fra le tante dimostrazioni di essere ben lontani dalla parità di genere, la ricerca del nuovo presidente della repubblica è un esempio perfetto.

Spesso sostengo che l’ironia è la mia salvezza nei momenti più critici e questa elezione del nuovo presidente della repubblica di spazi per lasciarsi andare all’ironia ne offre davvero tanti.

Qualcuno evita di fare nomi, come se l’elezione del presidente non fosse una responsabilità di chi siede in parlamento, come se fare nomi fosse la dichiarazione di un bambino che deve rivelare alla mestra chi ha fatto la marachella.

Qualcuno promette di fare nomi. Non oggi, ovviamente. Prima o poi, tra qualche giorno. Poverini: sono solo sette anni che sanno che, a fine gennaio 2022, c’è da eleggere il nuovo presidente.

L’attuale presidente offre momenti di puro divertimento.

Ha dichiarato, in tutti i modi, di non essere disponibile per un secondo mandato, e neanche per star lì un mese in più. L’ha detto, dichiarato, ripetuto, sempre con educazione, ma molto fermamente.

È facile immaginare che, internamente, ribolle. È facile pensare che abbia voglia di esplodere, urlare.

Invece ha fatto un gesto spassoso: trasloca, e lui, sempre schivo, sta traslocando pubblicamente, con foto, informazioni dettagliate ai giornalisti. Manca il post su facebook, le foto su istagram e il video su tiktok, ma credo che arriverà anche a questo.

In questo delirio, paragonabile solo al casino delle norme sulla quarantena, ogni tanto emerge l’idea: eleggiamo una donna.

Non un nome, una tipologia. Una donna.

Personalmente ricordo quando, nella mia vita d’azienda, i colleghi venivano citati come il dottor tal dei tali, e io come la Carla.

Eppure sono davvero molti anni che, in altri Paesi, le donne ricoprono posizioni di presidente o presidente del consiglio e il loro nome è stato messo nella rosa dei candidati con gli stessi criteri con cui si valutano i nomi degli uomini. Da noi no. Non ancora, e temo che io non lo vedrò mai.