Disoccupazione diversa

Ci sono imprese diverse, sagge e illuminate (poche). Se l’impresa diversa diventasse normale la disoccupazione diversa diventerebbe decisamente più umana.

Ma oggi non è così.

Il popolo delle partite IVA si allarga, cresce, lievita. In parte per scelta, in parte per la situazione economica. Altrettanto lievitante il precariato

Ma ben pochi pensano, e ancor meno agiscono, su cosa significa la disoccupazione diversa per i lavoratori autonomi.

Disoccupazione diversa è quella che ti capita tra capo e collo all’improvviso, non per chiusura d’azienda o licenziamento, ma per malattia. Nel mio caso un tumore al seno sospettato in un noto ospedale milanese a luglio, individuato come “un piccolissimo nodulo da approfondire in settembre”. Peccato che l’approfondimento in settembre, fatto nel piccolissimo ospedale di Lugo da due fantastici medici, abbia evidenziato ben altro. Mi aspetta una seria operazione, nelle prossime settimane, e, se tutto va bene, mesi (tanti) di terapie.

La speranza di poter lavorare c’è: vorrebbe dire che la situazione sarà accettabile. Cercare clienti sarà ben più difficile.

Le assicurazioni personali, in questi casi, anche se pagate per anni, scoprono molti cavilli e codicilli. L’IMPS … l’ENPAF … sono incognite da scoprire.

Due sono i motivi per cui vi racconto tutto ciò.

Il primo è che Daniela Fregosi ha vissuto la trafila prima di me e sta facendo una grande battaglia per tutti: andate al suo blog Afrodite K e, se volete, firmate la petizione. Io sono più fortunata di Daniela: il marito è ancora qui, in banca ci sono un po’ di risparmi, e le origini romagnole mi hanno portato alla scelta di affidarmi alla sanità emiliana …

Il secondo motivo è più personale. È uso comune tacere questi argomenti, non dichiarare. E proprio nel momento in cui ci servono tutte le nostre energie, in cui la serenità interiore può fare la differenza, ci costringiamo a tacere, ingoiare, nascondere. Come sempre, mi ribello alle regole più o meno scritte che regolano questa società che noi definiamo civile, ma su cui ho diversi dubbi.

In molte culture che chiamiamo primitive la malattia di un membro della comunità è un momento da vivere insieme, per infondergli energie, serenità, coraggio per guarire o almeno per passare con maggior tranquillità dall’altra parte.

Non da noi. Ed è assurdo.

Quando ho pubblicato su FB le prime notizie, molti si sono stupiti, qualcuno si è scandalizzato, taluni sono stati infastiditi. Ma molti mi hanno trasmesso affetto, e serve.

No, non precipitatevi a scrivere, non sto mendicando consolazioni.

Sostengo, con forza, che impresa diversa vuol dire vita diversa, più umana per tutti, e se riusciremo a rendere la nostra società globale una comunità globale tutto sarà più semplice per tutti.