Le intenzioni positive

Uno dei presupposti della PNL dichiara: Un individuo può esprimere un comportamento negativo partendo da un'intenzione positiva

In maniera un po’ più semplice, e semplicistica, possiamo dire che tutto ciò che facciamo nasce da un’intenzione positiva, indipendentemente dai risultati o dal comportamento che teniamo. Questo vale per gli altri, e per noi stessi. Spiegare questo concetto è semplice. E anche invitare le persone, in caso di contrasto, a cercare l’intenzione positiva dell’altra persona è abbastanza semplice. Una volta spiegato il concetto, quasi tutti sono in grado di trovare, nell’altro, le intenzioni positive che lo muovono: la sua reazione è dovuta alla paura, cercava di proteggersi, è stato arrogante perché è insicuro, … Alla luce dei fatti, e dell’esperienza, è ben più complesso, e talvolta difficile, trovare le proprie intenzioni positive. Perché avere un’intenzione positiva, essere mossi da un desiderio di benessere, non significa avere intenzioni “nobili”. E, molto spesso, affrontare con chiarezza la propria intenzione positiva significa ammettere qualcosa che può sconfinare nell’egoismo, perché il volersi bene è egoismo, ma l’egoismo non è fare danni agli altri. Laura, una simpaticissima e giovanissima maestra, dopo aver ascoltato attentamente la spiegazione sulle intenzioni positive ha dichiarato:
  • quindi devo ammettere che quando insisto con mio figlio (3 anni) perché mangi dei cibi che rifiuta, lo faccio anche perché così mio figlio diventa più facile da gestire? Sembra brutto dirlo!
Sarebbe anche potuto accadere il contrario:
  • quando accetto che mio figlio mangi solo quelle 4 cose che gli piacciono lo faccio per non fare la fatica di insistere.
Io credo che non solo non ci sia nulla di male in questo, ma nell’ammissione, nel riconoscimento dell’intenzione positiva, c’è anche il grande vantaggio che, qualora fosse necessario, in entrambe i casi la persona saprebbe cambiare il proprio comportamento, se spinta da motivazioni valide. Al contrario una madre che ammette esclusivamente di insistere “per il bene del figlio” potrebbe arrivare ad imporsi con la forza anche quando non è necessario. Già, il rischio di cercare, per noi stessi, solo ed esclusivamente intenzioni “nobili” (lo faccio per il tuo bene, lo dico per il tuo bene) ci rende inevitabilmente poco flessibili, poco tolleranti, molto dominanti. E c’è di più: se cerco di convincerti a far qualcosa per il tuo bene, entro automaticamente in una spirale per cui io ho ragione, tu hai torto e non ci sono altre possibilità: l’esatto contrario della libertà che vogliamo creare per il benessere. Si creano conflitti. Se io ho ragione e tu hai torto, io sono bravo e tu sei stupido. Devo andare avanti?